Dalla risposta deriva la nostra coerenza di vita
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
(Dalla liturgia).
Chi è Gesù? È la domanda su cui è imperniato il brano di vangelo che abbiamo appena ascoltato. Non è una domanda che serve a soddisfare una curiosità tra le tante, ma è una domanda fondamentale per la nostra vita.
Perché la domanda su Gesù è così importante per la nostra vita? Il perché è presto detto: se Gesù è solo un uomo, un uomo saggio, un uomo buono, un uomo che ha lasciato alcuni insegnamenti molto profondi, ma i cui resti riposano in qualche cimitero della Palestina, non è molto rilevante per noi. Possiamo prendere qualcuno dei suoi insegnamenti quando ci serve, usarlo per la nostra vita, come facciamo con i pensieri saggi di qualche antico, e basta. Tutto qui.
Ma se è vero che Gesù è Dio che si è fatto uomo rimanendo Dio, che è morto, è risorto, è vivo oggi in anima e corpo. siede alla destra del Padre e ci ha preparato un posto per vivere eternamente beati con Lui, allora tutto cambia. I suoi insegnamenti non sono soltanto lo spunto per qualche riflessione, ma sono dei comandi che ci ha lasciato perché questa nostra vita abbia un senso, perché sappiamo affrontare senza disperazione il dolore e la morte, perché possiamo raggiungere il traguardo più importante della nostra vita, l’unico che conta davvero: la salvezza della nostra anima, la vita eterna.