Imparare a pregare e essere consci di ciò che Dio concede
Solo Lui trasforma ogni male, come ad esempio la croce, in bene concreto
«Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(Dalla liturgia).
Questo brano di vangelo ci ricorda la necessità di pregare sempre, con insistenza. Talvolta, spesso, le nostre preghiere non vengono esaudite. Non dobbiamo scoraggiarci. Il Signore talvolta, spesso, mette alla prova la nostra fede, vuole vedere fin quanto ci fidiamo di Lui e quanto teniamo a Lui. Anche quando tutto sembra inutile, sembra vano, ricordiamoci che l’orizzonte nel quale dobbiamo misurarci non è quello di questa vita, ma quello della vita eterna. Il Signore non vuole darci qualcosa, vuole darci tutto, vuole darci Sé stesso, per questo dice che il Padre darà lo Spirito a coloro che glielo chiedono.
Imparare a pregare non significa azzeccare la formula giusta per chiedere a Dio ciò che desideriamo. Questo è il modo di ragionare dei pagani. La preghiera è affinare, purificare i nostri desideri in modo da metterci nelle condizioni di ricevere da Dio ciò di cui abbiamo veramente bisogno, «la sola cosa di cui c’è bisogno», dice nel brano di Marta e Maria che abbiamo ascoltato poco tempo fa. Il Signore vuole darci se stesso: se noi ci mettiamo nella disposizione giusta per riceverlo, allora sperimenteremo, anche nelle difficoltà e nel dolore, la pace e la gioia che vengono da Dio.
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